domenica 16 luglio 2017

Attilio Deffenu

Il Deffenu in tempo di pace (da www.naviearmatori.net, utente Commis)

Incrociatore ausiliario, già motonave passeggeri da 3510 tsl, 2040 tsn e 1050 tpl, lunga 98,76 m, larga 13,36 e pescante 5,27-6,4, con velocità di crociera di 14 nodi e massima di 15,65 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia (con sede a Napoli) ed iscritta con matricola 401 al Compartimento Marittimo di Napoli.
Costruita per la linea giornaliera sovvenzionata Civitavecchia-Terranova (nome della città di Olbia fino al 1939), come nave passeggeri poteva trasportare 76 passeggeri in prima classe, 82 in seconda e 80 in terza; aveva inoltre quattro stive (due a prua e due a poppa) della capacità complessiva di un migliaio di tonnellate di merci.
Per effetto di una legge del 1926 – che vincolava i costruttori di navi con scafo in acciaio a consegnare i piani costruttivi allo Stato Maggiore della Marina perché venissero definite le modifiche necessarie a rinforzare lo scafo, i ponti e le altre strutture per renderli in grado di calibro pari o inferiore a 152 mm, mitragliere e ferroguide per mine, compensando in denaro i cantieri costruttori –, il Deffenu era stato progettato fin dalla costruzione per la conversione in incrociatore ausiliario, venendo dotato sin dal varo di piazzole per i cannoni a prua e a poppa.
Aveva due gemelle, Olbia e Caralis, in servizio sulla medesima linea, anch’esse trasformate in incrociatori ausiliari e perdute in guerra.
Durante la guerra effettuò in tutto 89 missioni di scorta, 8 di posa di mine e 11 di altro tipo.

Breve e parziale cronologia.

31 dicembre 1927
Impostata nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente (numero di cantiere 290).
14 marzo 1929
Varata nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente.
10 giugno 1929
Completata per la Compagnia Italiana Transatlantica (CITRA) e registrato a Genova.
La bandiera della nave è offerta da un comitato di donne di Nuoro, città natale di Attilio Deffenu.
La Deffenu e le due sue navi gemelle, l’Olbia ed il Caralis, sono impiegate come postali sulle linee tra la Sardegna ed il continente.

Immagine del Deffenu con i colori della CITRA, con annotazione in inglese sulle sue predisposizioni per la trasformazione in incrociatore ausiliario (da www.wrecksite.eu)

Marzo 1932
La CITRA si fonde con la Florio Società Italiana di Navigazione, dando vita alla Tirrenia Flotte Riunite Florio-Citra, nella cui flotta confluiscono la Deffenu e le gemelle.
Il porto di registrazione viene cambiato da Genova a Napoli.
21 dicembre 1936
La Tirrenia Flotte Riunite Florio-Citra cambia ragione sociale in Tirrenia Società Anonima di Navigazione.

Il Deffenu fotografato a Civitavecchia tra il 1938 ed il 1940 (da www.naviearmatori.net, utente peppiniello17)

11 maggio 1940
Requisita a Civitavecchia dalla Regia Marina ed iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, categoria posamine; impiegata dapprima come posamine ausiliario e poi nella scorta dei convogli.
Armato con due cannoni da 120/45 mm, uno da 76/40 mm, 6 mitragliere da 13,2 mm e due lanciabombe per bombe di profondità; viene inoltre dotato di ferroguide per il trasporto e la posa di 80 mine.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, il Deffenu ha base a La Maddalena, inquadrato, assieme ai posamine Durazzo e Pelagosa ed ai posamine ausiliari Mazara e Caralis, nel Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Comando Militare Marittimo "Sardegna".
6 giugno-10 luglio 1940
Il Deffenu posa quattro campi minati antisommergibili di 80 mine ciascuno, due a sudest di La Maddalena e due nelle Bocche di Bonifacio.
12 gennaio 1941
Il Deffenu salpa da Napoli alle 19.30 per scortare a Tripoli il piroscafo Amsterdam.
15 gennaio 1941
Deffenu ed Amsterdam arrivano a Tripoli alle 13.
19 gennaio 1941
Il Deffenu lascia Tripoli alle 8 per scortare a Bengasi il piroscafo Capo Orso.
21 gennaio 1941
Le due navi giungono a Bengasi alle 13, dopo di che il Deffenu riparte immediatamente.
22 gennaio 1941

Arriva a Tripoli alle 17.

25 gennaio 1941
Parte da Tripoli alle 4 per scortare a Napoli, via Palermo, la motonave Giulia ed il piroscafo tedesco Castellon. Dietro ordine di Supermarina, il coniglietto segue la rotta costiera a nordest di Pantelleria.
27 gennaio 1941
Il convoglietto arriva a Palermo alle 3.45.
28 gennaio 1941
Le navi giungono a Napoli alle 12.30.
6 febbraio 1941
Il Deffenu salpa da Napoli per Tripoli alle 10, scortando il piroscafo Nirvo e la nave cisterna Caucaso.
9 febbraio 1941
Alle 17.15, in posizione 33°00’ N e 12°11’ E (circa cinque miglia a nordest di Zuara), il convoglio – le cui navi procedono a zig zag –  viene avvistato dal sommergibile britannico Utmost (capitano di corvetta Richard Douglas Cayley), su rilevamento 280°, ad una distanza di cinque miglia. Alle 17.45 il convoglio si ferma per aspettare la nave cisterna Berbera, in arrivo da nord, per poi proseguire alle 18.05, mentre cala il buio. Alle 18.15, mentre l’Utmost sta per lanciare contro la nave di testa del convoglio, distante soli 460 metri, quest’ultima accosta improvvisamente nella sua direzione; il sommergibile scende in profondità, poi torna a quota periscopica e lancia tre siluri, ma senza successo.
I siluri vengono avvistati, ed un aereo della scorta lancia una boa di segnalazione nei pressi, ma non si svolge alcun contrattacco.
10 febbraio 1941
Le tre navi arrivano a Tripoli alle 11.30.
11 febbraio 1941
Il Deffenu (capitano di fregata di complemento Angelo Coliolo) salpa da Tripoli alle 8.30 per scortare a Napoli i piroscafi Bainsizza e Sabaudia.
Alle 14.15, in posizione 33°32’30” N e 12°56’ E (circa 45 miglia a nord-nord-ovest di Tripoli), mentre il Deffenu si trova a circa un chilometro dal lato sinistro del piccolo convoglio, un sommergibile emerge a circa 7 km per 45° dalla sua prua, ed apre subito il fuoco contro il convoglio con il suo cannone.
Si tratta del britannico Truant (capitano di corvetta Hugh Alfred Vernon Haggard), che ha avvistato il convoglio alle 13.10, a 11.000 metri di distanza, su rotta 330°, e si è avvicinato sino a 4150 metri prima di emergere alle 14.11.
Il tiro del sommergibile risulta corto; il Deffenu lancia via radio il segnale “attacco da sommergibile” e subito risponde al fuoco sparando una prima salva con i due cannoni da 120/45 mm, indi si dirige a tutta forza verso il battello attaccante, per serrare le distanze e migliorare la mira. Il Deffenu spara ancora col cannone di prua, accorciando il tiro; il colpo cade vicino al sommergibile ma lo manca, cadendo leggermente a sinistra. Rettificato il tiro, l’incrociatore ausiliario spara un terzo colpo che cade a non più di 50 metri dal sommergibile, che a questo punto interrompe il fuoco (aveva sparato dodici colpi fino a quel momento – sul Deffenu se ne erano stimati “circa sette” –, allungando progressivamente il tiro, e stava iniziando a centrare il convoglio) e s’immerge fulmineamente con la prora a ponente (alle 14.16, secondo l’orario britannico). Durante l’azione, anche il Bainsizza ha risposto al fuoco col proprio armamento.
Il comandante Coliolo, ritenendo che il sommergibile abbia avuto modo di rilevare la rotta e la bassa velocità del convoglio, e che probabilmente pedinerà il convoglio per tornare all’attacco durante a notte, decide di rientrare a Tripoli insieme ai piroscafi. Il Truant intanto si prepara ad attaccare il Deffenu con il siluro, ma non lancia perché l’incrociatore ausiliario non si avvicina abbastanza, così che alle 14.26 rinuncia ad attaccare.
Alle 16.30, nel punto 33°46’ N e 12°57’ E (una sessantina di miglia a nord-nord-ovest di Tripoli), il Truant rileva nuovamente all’idrofono i rumori delle eliche delle navi italiane, che avvista alle 16.34 a 6000 metri per 300°, su rotta 118°. Alle 17.09, visto che il Deffenu è ben lontano sulla dritta (Bainsizza e Sabaudia stanno zigzagando, mentre due idrovolanti sorvolano il convoglio), il Truant lancia tre siluri, da 1800 metri, contro il Bainsizza, la nave più grande.
Verso le 17, intanto, è sopraggiunto un velivolo della Regia Aeronautica, che sorvola il convoglio; alle 17.10 l’aereo spara delle raffiche di mitragliatrice e sgancia una bomba sulla sinistra del convoglio, verso poppa. Il Deffenu inverte subito la rotta per portarsi sul punto di caduta della bomba, ma durante l’accostata avvita due siluri che gli passano una trentina di metri sulla dritta; la nave rettifica allora la rotta, basandosi sulla provenienza delle scie dei siluri, per portarsi sulla verticale del sommergibile. Nel mentre, l’aereo sgancia un’altra bomba; il Deffenu si dirige sul punto dov’è stata sganciata la bomba, e spara un colpo col cannone di prua sullo stesso punto.
Di prora, leggermente a sinistra, viene vista affiorare una grossa bolla d’aria; il Deffenu si porta nei suoi pressi e lancia una bomba di profondità (sono le 17.20), regolata per scoppiare a 50 metri di profondità. Una volta sulla esatta verticale della bolla, la nave lancia altre due bombe di profondità in rapida successione; a circa cinquanta metri più a proravia e più a dritta viene avvistata un’altra bolla d’aria, di dimensioni più ridotte. Il Deffenu si porta sulla seconda bolla e lancia le altre tre bombe di profondità della dotazione, tutte regolate per 50 metri. Poco dopo, a circa una ventina di metri da dove sono scoppiate le bombe, emergono altre grosse bolle d’aria. In realtà il Truant ha subito la distruzione di alcune luci a causa degli scoppi delle prime bombe, poi è sceso a 45 metri di profondità; sebbene scosso violentemente dagli scoppi delle bombe di profondità, non ha subito danni gravi.
12 febbraio 1941
Superati indenni anche vari attacchi aerei, il convoglio rientra a Tripoli in serata.
13 febbraio 1941
Alle 23.30 Deffenu, Bainsizza e Sabaudia, cui si sono uniti il piroscafo Motia, la nave cisterna Utilitas e la torpediniera Giuseppe Missori, lasciano Tripoli per ricominciare il viaggio verso Napoli.
15 febbraio 1941
Alle 19 Utilitas e Missori raggiungono Palermo.
16 febbraio 1941
Motia, Sabaudia e Bainsizza giungono a Napoli alle 15.30, mentre il Deffenu li ha preceduti alle 6.

Cartolina colorizzata del Deffenu (g.c. Rosario Sessa, via www.naviearmatori.net)

6 marzo 1941
Alle 20, il Deffenu (capitano di fregata Angelo Coliolo) e la torpediniera Generale Achille Papa salpano a Palermo per scortare a Tripoli la cisterna militare Tanaro ed i piroscafi Caffaro, Fenicia e Capo Vita.
7 marzo 1941
A seguito dell’avvistamento di navi nemiche al largo di Zuara (per altra versione, in seguito a ripetuti attacchi di sommergibili), Supermarina ordina il rientro in porto di tutti i convogli in mare; il convoglio di cui fa parte il Deffenu si rifugia a Trapani.
8 marzo 1941
Alle 19, il convoglio di cui fa parte il Deffenu lascia Trapani per riprendere il viaggio alla volta di Tripoli. Il Caffaro, tuttavia, s’incaglia sulla secca della Colombaia, mentre la Tanaro si rifugia a Trapani; Fenicia e Capo Vita proseguono con la scorta del solo Deffenu.
9 marzo 1941
Verso mezzogiorno, mentre il Deffenu sta zigzagando circa 800-1200 metri a proravia del convoglio (i cui piroscafi avanzano distanziati circa 500 metri l’uno dall’altro), in condizioni di mare mosso e vento fresco da nordovest, il Capo Vita fischia ed accosta a dritta. Dal Deffenu viene avvistata una scia di siluro sulla sinistra de Capo Vita; il Deffenu accosta subito con tutta la barra a sinistra, ed accelera alla massima velocità possibile (114 giri, 12,5 nodi) per portarsi sopra il sommergibile. Anche un idrovolante CANT Z. 501 della 144a Squadriglia della Regia Aeronautica, assegnato alla scorta aerea, osserva l’attacco, ma non ha modo di intervenire.
L’attaccante è il britannico Utmost (capitano di corvetta Richard Douglas Cayley), facente parte, insieme ai gemelli Upright, Upholder ed Unique, di uno sbarramento di sommergibili a 35 miglia dalle coste della Tunisia. Alle 11.15 l’Utmost ha avvistato il convoglio su rotta 343°, a cinque miglia di distanza, con rotta apparente 170°, ed alle 12.05 (orario di bordo dell’Utmost, discordante di qualche minuto da quello del Deffenu) ha lanciato tre siluri da una distanza di 915 metri.
Alle 12.01, in posizione 36°09’ N e 11°07’ E (nel Golfo di Hammamet, una trentina di miglia a nordest di Susa), il Capo Vita viene colpito da un siluro e scompare in una colossale fiammata, mista a denso fumo arrossato, che si leva per chilometri in altezza e si diffonde per un chilometro in ampiezza. Innumerevoli rottami piovono dal cielo, sollevando ovunque colonne d’acqua, e persino il Fenicia viene investito dalla violenza dell’esplosione; il Deffenu evita a fatica la pioggia di fiamme e rottami, dirigendo perpendicolarmente al vento. Quando infine il vento disperde il fumo, del Capo Vita non c’è più traccia; il Deffenu si dirige verso la posizione da cui provenivano i siluri (ma del sommergibile non si vede traccia), vi spara un colpo col cannone prodiero e lancia cinque bombe di profondità, regolate per esplodere alla quota di 50 metri (l’Utmost non subisce però danni). Poi l’incrociatore ausiliario si dirige verso il punto in cui è affondato il Capo Vita, per recuperare i naufraghi: ma nonostante un’attenta ricerca, vengono avvistati solo molti pezzi di legno e barili. Non ci sono sopravvissuti.
Intanto il Fenicia, che non ha subito danni di rilievo (ma ha perso un uomo), ha invertito la rotta, dirigendosi verso nord; il Deffenu gli si dirige incontro alla massima velocità, ed alle 12.35 gli segnala di fare rotta per Susa. Il comandante Coliolo ha così deciso sia per allontanarsi dal sommergibile (riprendere subito la rotta per Kuriat avrebbe significato riportare subito le due navi restanti nel suo raggio d’azione), sia per trarlo in inganno circa la destinazione finale del convoglio. Il segnale di soccorso lanciato dal Deffenu verrà intercettato dai britannici, che potranno così apprendere il nome della nave affondata dall’Utmost.
Entrambe le navi avanzano zigzagando, il Deffenu alla massima velocità; quest’ultimo, di tanto in tanto, si porta a distanza sul lato esterno e getta in mare bombe di profondità.
Alle 13.20 il Fenicia riferisce al Deffenu di aver perso un uomo subito dopo l’esplosione del Capo Vita, ma la navigazione prosegue, sia perché il Deffenu – esplorando attentamente la zona in cerca di naufraghi del Capo Vita – non ha visto uomini in mare, sia perché il sommergibile è ancora in agguato lungo la rotta.
Alle 14.15 giunge da Supermarina l’ordine di proseguire per Tripoli, e la rotta viene modificata di conseguenza. Deffenu e Fenicia passano più vicini possibile a Kuriat e si allontanano – nei limiti del possibile – dalla rotta prestabilita, per cercare di passare inosservati.
Alle 22 il Deffenu smette di zigzagare, ed ordina al Fenicia di fare lo stesso; mezz’ora dopo passa al traverso della boa n. 1 delle Kerkennah, ed alle 22.50 incontra, senza preavviso, un convoglietto formato da un piroscafo ed una nave scorta.
10 marzo 1941
Alle 2.20 il Deffenu riprende a zigzagare.
Alle 6.45 un nuovo sommergibile britannico, l’Unique (tenente di vascello Anthony Foster Collett), avvista Fenicia e Deffenu in posizione 34°25’ N e 12°40’ E, dopo averne avvertito il rumore su rilevamento 360°. Una decina di minuti dopo (il rapporto dell’Unique indica le 6.59, con discrepanza di qualche minuto rispetto al rapporto del Deffenu) il sommergibile lancia tre siluri contro il Fenicia, da una distanza di 1830 metri.
Alle 6.55, in posizione 34°19’ N e 12°40’ E (poco a sud delle Kerkennah, 95 miglia a nordovest di Tripoli), il Fenicia viene colpito da un siluro sul lato sinistra e s’incendia subito a poppa, sbandando sulla dritta; le fiamme torreggiano al di sopra della nave e si estendono anche sulla superficie del mare per centinaia di metri. Il Deffenu accosta a sinistra, dirigendosi verso il punto in cui si ritiene trovarsi il sommergibile attaccante; giunto nei pressi, l’incrociatore ausiliario inizia a lanciare bombe di profondità, ma non trova segno del sommergibile. Intanto il Fenicia, in fiamme e con la poppa semisommersa, ma le macchine ancora in moto, si allontana verso sud lasciandosi dietro una scia di fiamme.
Il Deffenu prosegue la caccia al sommergibile fino alle 7.43, quando ormai non è rimasta che un’ultima bomba di profondità (l’Unique, immersosi a 45 metri di profondità, non ha subito danni, perché nessuna bomba è esplosa vicina) ed il comandante Coliolo ritiene che il sommergibile si sia allontanato a sufficienza; quindi la nave si porta sul luogo del siluramento del Fenicia e cala quattro lance, per il recupero dei naufraghi. Intanto accorre sul posto anche il cacciatorpediniere Baleno (capitano di corvetta Giuseppe Arnaud), distaccato dal caposcorta di un altro convoglio in transito nei paraggi, per assistere il Fenicia e proteggere il Deffenu durante il recupero dei naufraghi. Dato che ormai il Fenicia sta affondando, il Baleno incrocia nella zona dell’attacco lanciando ad intervalli alcune bombe di profondità, per dissuadere il sommergibile dal tentare di attaccare il Deffenu, fermo ed intento al salvataggio dei naufraghi. Il Fenicia affonda alle 9; alle 9.20 il Deffenu, ultimato il recupero dei superstiti (14 in tutto, oltre a quattro salme), dirige per entrare a Tripoli dal punto "A".
Alle 10.10 viene dato l’allarme per possibile avvistamento di sommergibile; mentre il Baleno lancia bombe di profondità, il Deffenu spara alcuni colpi di cannone contro quello che si ritiene essere un periscopio. Alle 10.30 il Baleno lascia l’area per ricongiungersi al proprio convoglio.
Il Deffenu arriva a Tripoli poco prima delle 17.
13 marzo 1941
Il Deffenu salpa da Tripoli alle 7, scortando inizialmente la pirocisterna Caucaso.
Dopo cinque ore, il Deffenu lascia la scorta della Caucaso, diretta a Biserta (dove giungerà alle 18 del 14), e fa rotta per Napoli.
15 marzo 1941
Arriva a Napoli alle 17.
9 aprile 1941
Parte da Tripoli per Napoli in mattinata, scortando la pirocisterna Conte di Misurata.
11 aprile 1941
Deffenu e Conte di Misurata giungono a Napoli alle 11.
20 maggio 1941
Il Deffenu salpa da Messina per scortare a Taranto il piroscafo Dielpi e le navi cisterna Urano ed Utilitas.
Alle 18.35, in posizione 37°57’ N e 15°40’ E (al largo di Capo dell’Armi), il sommergibile britannico Upholder (capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn) avvista il convoglio mentre avanza a 9 nodi su rotta 140°. Alle 18.44 l’Upholder lancia tre siluri da 6400 metri (l’intento di Wanklyn sarebbe di lanciarne quattro, ma il coperchio di uno dei tubi lanciasiluri non si apre): le armi mancano Dielpi e Deffenu, e dalle 18.55 alle 19.15 segue il contrattacco con il lancio di sei bombe di profondità, che esplodono tuttavia a circa un miglio dall’Upholder, che intanto si ritira verso sudovest a 45 metri di profondità.
Il Dielpi viene dirottato a Crotone; il Deffenu lo scorta fino a tale porto, poi si riunisce alle due navi cisterna e le scorta fino a Taranto.
30 luglio 1941
Il Deffenu e la torpediniera Giacomo Medici scortano da Brindisi a Patrasso i piroscafi Italia ed Aventino (quest’ultimo diretto a Rodi), con a bordo personale del Regio Esercito diretto a varie destinazioni.
4 agosto 1941
Scorta il piroscafo Gala da Patrasso a Brindisi.
8 agosto 1941
Scorta i piroscafi Macedonia ed Ezilda Croce (quest’ultimo diretto a Rodi), carichi di materiali e personale militare, da Brindisi a Patrasso.
10 agosto 1941
Il Deffenu ed il vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty scortano da Patrasso a Brindisi i piroscafi Capo Arma (italiano), Balcic (romeno) ed Alba Julia (romeno), con personale militare rimpatriante.
15 agosto 1941
Scorta da Brindisi a Valona la motonave Città di Savona, con personale e materiali vari del Regio Esercito.
17 agosto 1941
Il Deffenu e la torpediniera Antares scortano da Valona a Brindisi la Città di Savona, che ritorna con personale militare rimpatriante.
23 agosto 1941
Scorta da Valona a Brindisi la Città di Savona ed un’altra motonave, la Viminale, aventi a bordo in tutto 1700 militari rimpatrianti.
26 agosto 1941
Il Deffenu e la torpediniera Medici scortano da Brindisi a Patrasso la motonave Argentina ed i piroscafi Aventino e Quirinale, con truppe rimpatrianti, automezzi e materiali vari.
30 agosto 1941
Scorta da Patrasso a Brindisi i piroscafi tedeschi Bolsena e Castellon, con personale e materiali della Wehrmacht.
4 settembre 1941
Il Deffenu e l’Antares scortano da Bari a Durazzo la motonave Città di Trapani ed i piroscafi Milano e Rosandra, che trasportano personale militare italiano.
7 settembre 1941
Deffenu ed Antares scortano da Durazzo a Bari Città di Trapani, Rosandra e Milano, che trasportano 2900 militari rimpatrianti.
Il giorno stesso, Deffenu ed Antares ripartono da Bari e scortano a Durazzo Città di Trapani, Italia e Quirinale, che trasportano personale dell’Esercito e della Marina nonché materiali dell’Esercito e dell’Aeronautica.
10 settembre 1941
Deffenu ed Antares scortano da Bari a Durazzo Italia e Quirinale, che trasportano materiali vari e personale dell’Esercito e dell’Aeronautica avente destinazioni varie.
1° ottobre 1941
Il Deffenu e la cannoniera Ernesto Giovannini scortano da Durazzo a Spalato la Città di Trapani, il Quirinale ed il piroscafo Monstella, aventi a bordo truppe e materiali vari.
7 ottobre 1941
Il Deffenu e l’incrociatore ausiliario Zara scortano da Durazzo a Bari Città di Trapani, Monstella e Quirinale, carichi di truppe rimpatrianti.
12 ottobre 1941
Deffenu ed Antares scortano da Bari a Patrasso i piroscafi Piemonte e Francesco Crispi e la motonave Viminale, aventi a bordo truppe e materiali vari dell’Esercito e della Marina.
18 ottobre 1941
Il Deffenu e l’avviso veloce Diana scortano da Patrasso a Prevesa, e da lì a Bari, Crispi, Piemonte e Viminale, aventi a bordo 1072 militari rimpatrianti e 18 prigionieri britannici.
22 ottobre 1941
Il Deffenu e la torpediniera Angelo Bassini scortano da Bari a Patrasso Crispi, Piemonte e Viminale, con truppe e materiali vari.
31 ottobre 1941
Scorta Crispi, Piemonte e Viminale, carichi di truppe rimpatrianti, da Patrasso a Bari.
7 novembre 1941
Il Deffenu e la torpediniera Francesco Stocco scortano da Bari a Patrasso Crispi, Piemonte e Viminale, con truppe e materiali.
18 novembre 1941
Deffenu, Stocco e la torpediniera Generale Carlo Montanari scortano Crispi, Piemonte e Viminale che trasportano 4120 militari rimpatrianti da Patrasso a Bari.
20 novembre 1941
Il Deffenu, partito da Taranto, s’incontra a Santa Maria di Leuca con la pirocisterna Campina (anch’essa proveniente da Taranto) ed il piroscafo Avionia (proveniente da Brindisi), dei quali assume poi la scorta fino a Patrasso.
 
Foto notturna del Deffenu a Civitavecchia, in tempo di pace (Cartolina Ed. Fratelli Vergati, via Nedo B. Gonzales e www.naviearmatori.net)

L’affondamento

Il 24 novembre 1941 il Deffenu (sempre al comando del capitano di fregata Angelo Coliolo) salpò ancora una volta da Patrasso per una missione ormai abituale dopo mesi trascorsi su quelle rotte: scortare a Brindisi due piroscafi, il Resurrectio ed il Caterina Madre.
La navigazione procedette come al solito fino alle 17.15 del 25 novembre, quando il convoglio – che navigava a soli sei nodi di velocità – si trovava a circa tredici miglia da Brindisi: in quel momento (altra fonte indica invece le 16.55), il Deffenu venne colpito da un siluro, in posizione 40°30’ N e 18°15’ E. Alcuni uomini, da bordo della nave, avevano avvistato le scie di ben tre siluri, due delle quali particolarmente visibili perché le armi correvano pressoché a fior d’acqua.
L’attaccante era il sommergibile britannico Thrasher, al comando del tenente di vascello Hugh Stirling Mackenzie. Il Thrasher aveva avvistato due delle tre navi del convoglio alle 15.51, in posizione 40°32’5” N e 18°18’ E, su rilevamento 155°; dopo aver accostato verso di esse per passare all’attacco, il comandante britannico aveva visto che il convoglio era composto da tre navi, in linea di fila, distanziate tra di loro di circa mezzo miglio. Stimando la stazza della prima nave in 6000 tsl, della seconda in 4000 tsl e della terza in 2000 tsl, Mackenzie aveva deciso di attaccare le prime due; alle 16.53, in posizione 40°31’5” N e 18°13’E, il Thrasher aveva lanciato quattro siluri contro la nave di testa. (Evidente la discrepanza con l’orario indicato dalle fonti italiane). Mackenzie intendeva lanciare anche contro la seconda nave del convoglio, ma quest’ultimo si era disperso subito dopo che il Deffenu era stato colpito dal siluro, così vanificando il secondo attacco.
Il danneggiato Deffenu, appruato e sbandato sulla dritta, lanciò una richiesta di soccorso che fu captata dal cacciatorpediniere Strale (capitano di corvetta Stefanino Palmas), in navigazione non lontano per una missione di scorta al piroscafo Bosforo, proveniente dalla Libia. Lo Strale ordinò al Bosforo di proseguire a tutta forza sulla rotta di sicurezza per poi aspettarlo presso le Pedagne (Brindisi), indi si diresse verso la posizione del Deffenu, per fornirgli assistenza e dare la caccia al sommergibile attaccante.
Alle 17.04 il Thrasher aveva lanciato un altro siluro contro la seconda nave del convoglio (il Caterina Madre), da 915 metri di distanza, ma l’aveva mancata; alle 17.08, vedendo la nube di fumo che preannunciava l’arrivo dello Strale, il sommergibile scese in profondità, iniziando a ritirarsi verso il mare aperto (fu sottoposto ad intermittenti lanci di bombe di profondità dalle 17.20 alle 18, senza subire danni).
Quando lo Strale arrivò sul posto, trovò che il Deffenu galleggiava ancora, ma l’equipaggio aveva abbandonato la nave quasi al completo; le imbarcazioni cariche di naufraghi si avvicinarono al cacciatorpediniere, ma Palmas fece salire a bordo solo i feriti, ordinando agli altri di tornare sul Deffenu, che si sperava di poter salvare.
Poco dopo, arrivato un MAS inviato da Brindisi, lo Strale lasciò la zona per ritornare ad assumere la scora del Bosforo.
Da Brindisi furono fatti salpare due rimorchiatori, che avrebbero dovuto rimorchiare in porto la nave danneggiata (per altra fonte ci fu un tentativo, fallito, di farla arenare in costa), ma era troppo tardi: alle 21.30, quando finalmente giunsero sul luogo del siluramento, il Deffenu non c’era più. La nave si era inabissata alle 21, al largo di San Cataldo, in posizione 40°37’ N e 18°27’ E (una ventina di miglia ad est di Brindisi).
Non vi fu alcuna vittima tra l’equipaggio dell’incrociatore ausiliario.


L’affondamento del Deffenu nel giornale di bordo del Thrasher (da Uboat.net):

“0643 hours - Dived in position 40°28'5"N, 18°31'5"E and proceeded north-west along the coast towards Brindisi

1551 hours - In position 40°32'5"N, 18°18'E sighted two ships bearing 155°. Turned towards and commenced attack. The convoy proved to be three ships in line ahead about 1/2 mile apart. The first ship was estimated at 6000 tons, the second at 4000 tons and the 3rd at 2000 tons. Decided to fire at the leading and 2nd ship
1653 hours - In position 40°31'5"N, 18°13'E fired four torpedoes at the leading ship and turned to fire at the second ship. Before a salvo could be fired at the second ship the first ship was hit by one torpedo resulting in that the convoy scattered immediately. Thrasher continued to close in the hope of getting a further shot
1704 hours - Fired one torpedo at the second ship which appeared to be stopped at a range of 1000 yards. The torpedo missed and the ship got under way
1708 hours - A cloud of smoke was seen coming towards from Brindisi and approaching fast. Thrasher went deep and retired to the seaward. When last seen the ship hit was down by the bows, listing to starboard and the crew had abandoned ship
1720 to 1800 hours - Intermittent depth charging while Thrasher continued to retire to the North-East reloading the torpedo tubes
1845 hours - Lost contact with the ship that was hunting
2105 hours - Heard two distant explosions
2113 hours - Surfaced in position 40°39'N, 18°25'E and decided to carry out the first of the two special operations.”



Il Deffenu, al centro, con i gemelli Olbia e Caralis a Civitavecchia, inizio anni ’30 (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net). Tutti e tre convertiti in incrociatori ausiliari, affondarono tutti in guerra.




Il relitto del Deffenu venne localizzato per puro caso nell’estate del 1942: il 22 maggio di quell’anno, infatti, la torpediniera Orsa, intenta a dare la caccia ad un presunto sommergibile segnalato al largo di Brindisi, vide emergere molti rottami (pezzi di legno, salvagente, cinture di salvataggio e detriti vari) dopo un lancio di dodici bombe di profondità, ma nemmeno una goccia di nafta; il comandante dell’Orsa si rese allora conto di aver bombardato il relitto di una nave che giaceva sul fondale. La caccia era poi proseguita, fino a che non si era ritenuto – a torto – di aver effettivamente localizzato ed affondato il sommergibile; su ordine di Supermarina, tra giugno e luglio 1942 Marina Brindisi scandagliò i fondali alla ricerca del relitto del sommergibile, e durante queste ricerche si appurò che il relitto bombardato inizialmente dall’Orsa era quello del Deffenu. Un palombaro provvide a recuperare la bandiera di combattimento e la fiamma dell’incrociatore ausiliario, poi il silenzio tornò a calare sul relitto.

Il relitto del Deffenu è oggi meta di subacquei: la nave giace circa 2,5 miglia al largo di Casalabate e tre miglia al largo di San Cataldo, ad una profondità compresa tra i 24 ed i 33 metri. La prua, staccata dal resto dello scafo, è adagiata su un fianco; il resto del relitto è leggermente sbandato sulla dritta, in discrete condizioni, con parte del ponte in legno ancora intatto. I cannoni da 102/45 sono ancora ben visibili: uno rovesciato sul ponte, l’altro adagiato sulla sabbia, circondato da bossoli.
 
Deffenu e Caralis ormeggiati a Civitavecchia negli anni Trenta (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)



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