martedì 13 settembre 2016

Smeraldo

Lo Smeraldo (da www.sommergibili.com

Sommergibile di piccola crociera della classe Sirena (dislocamento di 678 tonnellate in superficie, 842 in immersione).
Svolse in guerra 8 missioni offensive e 7 di trasferimento, percorrendo complessivamente 8459 miglia in superficie e 1886 in immersione.

Breve e parziale cronologia.

25 maggio 1931
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
23 luglio 1933
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto. Posto sotto il controllo del Comando in Capo di Taranto per l’allestimento e le prove di collaudo.
29 novembre 1933
Entrata in servizio. Dislocato a Taranto, sotto il comando dell’Ispettorato Sommergibili, col quale svolge l’addestramento iniziale.
1934
Effettua una crociera addestrativa nel Mediterraneo Orientale, facendo scalo a Navarino, Rodi, Portolago, Larnaca, Haifa e il Pireo per poi rientrare a Taranto.
1935
Assegnato alla VII Squadriglia Sommergibili, con base a Messina.
1936
Trasferito alla IX Squadriglia Sommergibili, sempre di base a Messina.
1937
Trasferito alla XLV Squadriglia Sommergibili (IV Gruppo Sommergibili), con base a Taranto.
25 agosto-6 settembre 1937
Al comando del capitano di corvetta Mario Canò, lo Smeraldo effettua una missione al largo di Capo Palos, così partecipando alla guerra civile spagnola. La missione risulta infruttuosa.
30 giugno 1938
Lo Smeraldo, insieme ai gemelli Diamante e Topazio, riceve la bandiera di combattimento nel porto di Civitavecchia, alla presenza del vescovo della città, che benedice i vessilli.
Le bandiere, donate dalle organizzazioni dell’artigianato di Roma, Napoli e Venezia, hanno per “madrine” tre “Giovani Italiane” figlie di caduti in guerra decorati al Valor Militare.
Febbraio 1939
Dislocato a Tobruk, in Libia.
Fine settembre 1939
Trasferito a Taranto, in seno al IV Gruppo Sommergibili.
Inizio 1940
Effettua una crociera addestrativa a Pola.
Viene poi trasferito ad Augusta e poi di nuovo a Tobruk.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella seconda guerra mondiale. Lo Smeraldo (tenente di vascello Carlo Todaro) fa parte della LXI Squadriglia Sommergibili (VI Grupsom, di base a Tobruk), insieme ai similari Sirena, Fisalia, Naiade ed Argonauta.
Lo stesso 10 giugno lo Smeraldo salpa per la prima missione di guerra, da effettuarsi circa 60 miglia a ponente di Alessandria d’Egitto.
11 giugno 1940
Verso l’una di notte, durante la navigazione di trasferimento verso la zona d’agguato, lo Smeraldo lancia un siluro contro una nave mercantile stimata in 7000-8000 tsl, diretta verso ovest (con rotta opposta al sommergibile, che invece è diretto ad est, verso Alessandria) e scortata da una piccola nave da guerra. L’arma, per via del maltempo e del mare agitato, manca il bersaglio. È il primo siluro lanciato da un sommergibile italiano durante la seconda guerra mondiale.
20 o 23 giugno 1940
Non avendo avvistato altre navi, rientra a Tobruk.
3 luglio 1940
Prende il mare per la seconda missione di guerra, da svolgere sulla congiungente tra Gaudo (isolotto vicino a Creta) e Derna.
7-8 luglio 1940
Nella notte tra il 7 e l’8 lo Smeraldo viene localizzato da unità britanniche e bombardato con ben 200 bombe di profondità: è la più violenta caccia antisommergibili mai subita da un battello italiano. Sebbene seriamente  danneggiato (i più gravi sono delle infiltrazioni d’acqua attraverso i rivetti dello scafo resistente e la messa fuori uso di uno dei motori elettrici), lo Smeraldo riesce a sottrarsi alla caccia; per i danni subiti deve interrompere la missione e rientrare a Tobruk. Da qui, dato che le modeste attrezzature di tale base sono inadeguate all’entità delle riparazioni da effettuare, si trasferisce ad Augusta.
15 luglio-2 dicembre 1940
Lavori di riparazione, effettuati nell’Arsenale di Augusta. Augusta diviene anche la sua nuova base, in luogo di Tobruk.
15 dicembre 1940
Prende il mare per una nuova missione, da svolgere tra Ras el Tin (Cirenaica) e Marsa Matruh (Egitto). Sono in mare nella stessa zona anche i sommergibili Settembrini e Malachite; compito dei tre battelli è attaccare le navi britanniche (monitore Terror e cannoniera Aphis) impegnate nel bombardamento della piazzaforte di Bardia, circondata ed assediata dalle truppe del Commonwealth nell’ambito dell’operazione «Compass».
22 dicembre 1940
Rientra alla base senza aver avvistato navi nemiche.
16 gennaio 1941
Salpa per una nuova missione ad est di Malta.
18 gennaio 1941
Una grave avaria delle batterie (accumulatori) lo costringe a rientrare ad Augusta.
Segue un nuovo periodo di lavori di riparazione, che comportano la sostituzione delle batterie. Cambia anche il comandante: al tenente di vascello Todaro subentra il parigrado Vincenzo D’Amato.
15 marzo 1941
Tornato in efficienza, lo Smeraldo viene inviato nel Canale di Cerigotto, tra Creta ed il Peloponneso.
16 marzo 1941
In tarda mattinata, lo Smeraldo avvista 150 miglia a nordovest di Alessandria un convoglio di sette mercantili scortati da un incrociatore ed alcuni cacciatorpediniere, ma è troppo lontano ed in posizione inadeguata ad un tentativo d’attacco. (Per altra fonte ciò sarebbe avvenuto nella tarda mattinata del 13 marzo, durante la navigazione di trasferimento verso Lero).
18 marzo 1941
Tenta infruttuosamente di attaccare un’unità minore veloce, che però lo avvista e contrattacca violentemente, tentando di speronarlo; lo Smeraldo evita di stretta misura la collisione ed è costretto ad allontanarsi in immersione.
22 marzo 1941
Conclude la missione raggiungendo Lero, dove viene temporaneamente dislocato.
8 aprile 1941
Inviato a sud di Creta.
16 aprile 1941
Rientra alla base dopo una missione infruttuosa.
29 maggio 1941
Salpa per una nuova missione, da svolgere a sudovest di Capo Krio, in appoggio all’invasione tedesca di Creta.
3 o 4 giugno 1941
Rientra alla base senza aver colto risultati.
15 giugno-1° settembre 1941
Trasferito ad Augusta, vi compie un nuovo periodo di lavori di manutenzione. In questo periodo assume il comando dello Smeraldo il tenente di vascello Bartolomeo La Penna, mentre D’Amato passa al comando del nuovo sommergibile oceanico Ammiraglio Millo.
 
Un’altra immagine del sommergibile (da www.anmisavona.it

Scomparsa

Alle 6.25 del 15 settembre 1941 lo Smeraldo, al comando del tenente di vascello Bartolomeo La Penna, salpò da Augusta per formare con altre tre unità uno sbarramento di sommergibili nel Canale di Sicilia, a contrasto di forze navali britanniche salpate da Gibilterra tra l’8 ed il 14 settembre e dirette nel Mediterraneo Orientale.
Lo Smeraldo, in particolare, fu inviato al largo della costa tunisina, in prossimità delle rotte di sicurezza che attraversavano i campi minati; avrebbe dovuto pattugliare la zona "K 2", al largo di Kelibia, delimitata dai meridiani 36°53' N e 36°57' N, dal parallelo 11°12' E e dalla costa della Tunisia. Un secondo sommergibile, l’Alagi (partito da Cagliari nel pomeriggio dello stesso giorno), avrebbe dovuto contestualmente pattugliare l’adiacente zona "K 1", situata immediatamente a nord della "K 2".
Si riteneva imminente il passaggio di un convoglio britannico proveniente da Gibilterra e diretto a Malta, che si sospettava sarebbe transitato nelle acque della Tunisia (sotto il controllo della Francia di Vichy) per eludere il dispositivo di sorveglianza italiano nel Canale di Sicilia: se così fosse stato, Smeraldo ed Alagi lo avrebbero intercettato.
In realtà non vi era nessun convoglio, bensì un singolo mercantile, l’Empire Guillemot, proveniente da Glasgow e diretto a Malta in navigazione isolata (senza scalo intermedio a Gibilterra; era entrato in Mediterraneo nella notte tra il 13 ed il 14 settembre), privo di scorta e camuffato inizialmente da bastimento francese e poi da nave italiana. La sua navigazione, organizzata dai comandi britannici sotto il nome in codice di "Operazione Propeller", si sarebbe conclusa felicemente il 19 settembre con l’arrivo a Malta.

Nel corso della sua missione, lo Smeraldo venne regolarmente informato del passaggio nella sua zona di navi francesi, onde evitare incidenti; il 21 settembre gli fu ordinato di esplorare l’area "K 3", situata immediatamente a sud della "K 2", e secondo gli ordini ricevuti avrebbe dovuto iniziare la navigazione di rientro il 25 settembre, giungendo ad Augusta due giorni dopo.
Ma ad Augusta lo Smeraldo non arrivò mai: fin dalla sua partenza dalla base siciliana, anzi, il battello non ebbe più alcun contatto con la base o con altre unità. Nessuna indicazione su cosa potesse essergli successo: l’Alagi, dal canto suo, non aveva notato niente di strano durante la sua missione.
Tra le decine di sommergibili persi dalla Regia Marina in Mediterraneo, lo Smeraldo fu il solo, insieme al sommergibile posamine Foca, per il quale nemmeno l’analisi, nel dopoguerra, della documentazione britannica permise di rintracciare un’azione antisommergibili che fosse avvenuta in luogo e periodo temporale coerenti con quelli della perdita del battello.

In mancanza di notizie, si poté soltanto ipotizzare che lo Smeraldo potesse aver urtato una mina, in data imprecisata tra il 16 ed il 26 settembre 1941.
La possibilità più concreta è che lo Smeraldo sia accidentalmente finito sullo sbarramento italiano 5 AN bis, 216 mine tipo Elia posate nella notte tra l’8 ed il 9 agosto 1940 dai cacciatorpediniere Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco della X Squadriglia tra i punti 36°53' N e 11°16.4' E e 36°56' N e 11°30.2' E. Questo sbarramento, infatti, distava meno di quattro miglia dall’estremità orientale della zona "K 2": non è dunque inverosimile che lo Smeraldo possa avere inavvertitamente sconfinato di qualche miglio verso est dalla sua zona d’agguato, finendo su questo campo minato. Meno probabile è invece che lo Smeraldo possa essere incappato nello sbarramento 5 AN, posato dal posamine ausiliario Scilla la stessa notte del 5 AN bis, ma più ad est.
Un’altra possibilità è quella dell’incidente.
Scomparvero con l’unità il comandante La Penna, altri quattro ufficiali e 40 tra sottufficiali e marinai.

I loro nomi:

Vincenzo Ansardi, sottocapo silurista, da Gozzano
Salvatore Armenio, secondo capo motorista, da Gela
Luigi Avallone, marinaio, da Cetara
Gaetano Belintende, secondo capo silurista, da Assoro
                                   Ervildo Bergamini, sottocapo motorista, da Bondeno
Ferdinando Bertolotti, marinaio silurista, da Torre dei Negri
Antonio Bonanno, marinaio nocchiere, da Messina
Alfredo Brunelli, capo motorista di terza classe, da San Miniato
Amedeo Canessa, marinaio fuochista, da Piombino
Giulio Cesare Carta, sottotenente di vascello (comandante in seconda), da Torino
Cosimo Castaldi, sottocapo segnalatore, da Brindisi
Alberto Codermatz, sottotenente di vascello, da Laurana
Giuseppe De Tommasi, sottocapo elettricista, da Monteroni di Lecce
Giovanni Fancelli, marinaio fuochista, da Terni
Luigi Fonzetti, secondo capo motorista, da Monopoli
Francesco Formoso, marinaio, da Augusta
Paolo Gattuso, marinaio cannoniere, da Reggio Calabria
Luciano Gennari, capo silurista di prima classe, da Pesaro
Luigi Grisendi, sottocapo fuochista, da Milano
Giovanni Giuseppe Iodice, capo elettricista di prima classe, da Casagiove
Marino Iridio, marinaio silurista, da Torino
Bartolomeo La Penna, tenente di vascello (comandante), da Bisaccia
Luigi Losito, marinaio, da Margherita di Savoia
Attilio Maggiani, sottocapo cannoniere, da Sarzana
Dante Melone, sottocapo radiotelegrafista, da Cannobio
Giuseppe Monti, tenente del Genio Navale (direttore di macchina), da Trieste
Salvatore Mura, secondo capo radiotelegrafista, da Orvieto
Francesco Napoli, sottocapo elettricista, da Genova
Angelo Necchi, sottocapo cannoniere, da Trezzano Rosa
Filippo Nico, sottocapo furiere, da Gioia del Colle
Cesare Perin, marinaio elettricista, da Conegliano
Dino Picchi, aspirante guardiamarina, da Livorno
Tommaso Piscitelli, marinaio fuochista, da Giovinazzo
Pietro Piuri (o Biuri), marinaio fuochista, da Misinto
Francesco Portera, sottocapo nocchiere, da Cefalù
Mario Pusca, marinaio motorista, da Gemona del Friuli
Giacomo Remaggi (o Remagi), sergente segnalatore, da Genova
Salvatore Saia, marinaio furiere, da Palermo
Carmelo Santonocito, sergente silurista, da Catania
Giuseppe Sieni, marinaio, da Montespertoli
Antonio Talanca, marinaio, da Silvi
Martino Tecovini (Tecovich), marinaio, da Barbana d’Istria
Adolfo Testa, secondo capo elettricista, da Fontana Liri
Mauro Todisco, marinaio, da Bisceglie
Randolfo Varricchio, marinaio silurista, da San Leucio del Sannio


In entrata a Taranto poco prima della guerra (g.c. Carlo Di Nitto)

Nessun commento:

Posta un commento