lunedì 26 ottobre 2015

V 230 Antonio Landi

L’Antonio Landi (g.c. Mauro Millefiorini). Esso non va confuso con un motoveliero dallo stesso nome che andò anch’esso perduto nella seconda guerra mondiale, ma che aveva tre alberi e maggiori dimensioni.

L’Antonio Landi era un motoveliero da carico, un brigantino goletta da 128,51 tsl e 101 tsn, lungo 29,1 metri, largo 7,28 e pescante 2,9.
Costruito nel 1906 dal cantiere F. Gori di Viareggio come veliero ‘puro’ (successivamente trasformato in motoveliero con l’installazione di un motore a due cilindri da 52 HP nominali, prodotto dalla S.A.T.I.M.A. di Trieste), in origine si era chiamato Marina, nome successivamente cambiato in Denia e poi Teresa, ma già prima del 1930 aveva assunto il suo nome definitivo.
Appartenente all’armatore Antonio Fragiacomo & Soci di Pirano d’Istria (che nel 1933 l’aveva acquistato da Andrea Ruzzier & C. di Trieste, il quale lo aveva a sua volta comprato l’anno precedente da Luigi Zarotti & C., anche lui triestino), era iscritto con matricola 53 al Compartimento Marittimo di Trieste.
Alle 12 del 21 marzo 1941 l’Antonio Landi venne requisito a San Giovanni di Medua (Albania) dalla Regia Marina, che lo iscrisse con sigla V 230 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, facendone una vedetta foranea. Già il 5 giugno 1941, però, la nave venne derequisita e radiata dal ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, dalle ore 8.
Il 3 aprile 1942 il motoveliero era in navigazione da Venezia a Durazzo, quando urtò una mina – probabilmente italiana – al largo di Punta Platamoni (vicino a Cattaro) ed affondò nel punto 42°18’ N e 18°42’ E.
Vi fu una vittima tra l’equipaggio: il marittimo Andrea Apollonio, piranese.



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