giovedì 3 luglio 2014

Silvia Tripcovich

Il Silvia Tripcovich nel 1925 (g.c. Aldo Cavallini via www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico da 2464 tsl, 1412 tsn e 3549 tpl, lungo 88,39-92,4 metri e largo 12,65, pescaggio 6,28 metri, velocità 12,9 nodi. Nominativo internazionale ICHR, matricola 245 al Compartimento Marittimo di Trieste, appartenente alla Società Anonima Tripcovich (D. Tripcovich & C. Società Anonima di Navigazione, Rimorchi e Salvataggi) con sede a Trieste.

Breve e parziale cronologia.

28 giugno 1924
Impostato nel Cantiere Navale Triestino (poi CRDA) di Monfalcone (numero di cantiere 141).
24 agosto 1925
Varato nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone.
16 ottobre 1925
Completato per la Tripcovich D. & Co. Società Anonima di Navigazione, Rimorchi e Salvataggi – Servizi Marittimi del Mediterraneo, con sede a Trieste, insieme ai gemelli Fanny Brunner (numero di cantiere 140) e Giovinezza.
In tempo di pace il Silvia Tripcovich sarà lungamente impiegato sulle linee che collegano l’Italia alla Spagna (toccando, tra gli altri porti, Tarragona), con scali anche in Francia ed Africa Settentrionale (come Marocco ed Algeria).
Settembre 1928
Trasporta da Tangeri a Genova i materiali originariamente destinati alla creazione di un ufficio postale italiano a Tangeri, la cui realizzazione è stata annullata.
1936
Nei primissimi giorni della guerra civile spagnola, il Silvia Tripcovich lascia Malaga, ultima nave italiana a salpare dalla Spagna prima che, per un periodo, il traffico mercantile con la Spagna venga sospeso. Successivamente il servizio regolare della compagnia Tripcovich verrà ripreso, sebbene in maniera meno regolare, facendo scalo solo nei porti in mano alle forze franchiste, dove l’arrivo delle navi sarà tuttavia osteggiato e boicottato dalle rappresentanze sindacali dei portuali, che appoggiano il fronte popolare e repubblicano.
1937
Durante la guerra civile spagnola il Silvia Tripcovich si troverà anche ad essere frequentemente impiegato nel contrabbando di merci per le forze repubblicane spagnole delle quali queste ultime hanno carenza, quali zucchero, frumento o minerali necessari all’industria bellica, benché l’Italia stia combattendo contro i repubblicani. Sovente tali merci vengono trasportati in porti francesi (come Marsiglia), da dove poi, tramite altri e vari mezzi, verranno inoltrate alle truppe repubblicane. Anche del denaro viene inviato ai repubblicani, tramite i porti africani o persino quelli spagnoli.
Questo contrabbando viene in varie occasioni segnalato all’Italia dalle forze nazionaliste di Francisco Franco: per esempio, ad una denuncia da parte dei franchisti del 21 settembre 1937 seguono controlli sul piroscafo mentre questi è in viaggio da Genova a Marsiglia, Orano, Gibilterra, Cadice, Casablanca ed Imperia, che tuttavia non riescono ad accertare nulla di irregolare. Ciononostante, dopo poco tempo anche il Regio Consolato di Tangeri, per tramite del Ministero degli Affari Esteri, reitera la denuncia che il Silvia Tripcovich il 29 agosto ha compiuto un viaggio da Barcellona a Tunisi compiendo contrabbando a favore dei “rossi”, ma il consolato di Tunisi, interpellato in merito, risponde che la nave non si è fermata nella capitale tunisina; viene concluso che non vi sono elementi positivi che confermino le denunce delle autorità spagnole nazionaliste. Ciò non fermerà le denunce ed i sospetti, confermati a posteriori da controlli su altri piroscafi.
28 ottobre 1940
Requisito a Barletta dalla Regia Marina ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
2 dicembre 1940
Il Silvia Tripcovich ed il piroscafo Sabaudia partono da Napoli alle 16 diretti a Tripoli, scortati dalla torpediniera Enrico Cosenz, poi sostituita a Trapani dalla similare Generale Achille Papa.
5 dicembre 1940
Il piccolo convoglio raggiunge Tripoli alle 12.30.
2 febbraio 1941
Il Silvia Tripcovich lascia Tripoli alle 16 per trasferirsi a Bengasi, scortato dall'anziana torpediniera Giuseppe La Farina.
4 febbraio 1941
Tripcovich e La Farina arrivano a Bengasi alle 13. Appena quattro ore più tardi, le due navi lasciano nuovamente la città cirenaica - ormai prossima a cadere in mano alle truppe del Commonwealth, in travolgente avanzata dopo il successo dell'operazione "Compass" - per fare ritorno a Tripoli, in convoglio con la nave cisterna Utilitas. Mentre esce dal porto, il convoglio viene avvistato dal sommergibile britannico Truant (capitano di corvetta Hugh Alfred Vernon Haggard), che osserva le navi giungere a 4600 iarde di distanza e poi virare per imboccare la rotta costiera. Alle 17.30 il Truant inizia la manovra per attaccare il Silvia Tripcovich, ed alle 17.52 la distanza dal bersaglio è ridotta a 2300 metri. Alle 18, infine, al largo di Bengasi, il Truant lancia tre siluri contro il Silvia Tripcovich, ma 15 secondi dopo il lancio una delle armi esplode prematuramente, investendo il sommergibile, mettendone l'ASDIC fuori uso, rompendo una cinquantina di luci e bloccando i timoni di profondità prodieri del battello a 30 gradi a salire, tanto che il Truant rischia seriamente di affiorare i superficie prima che l'equipaggio riesca a riguadagnare il controllo dei timoni di profondità mediante l'uso del telemotore. Il Silvia Tripcovich viene mancato (gli altri due siluri vengono sentiti scoppiare contro il fondo 11-12 minuti dopo il lancio) e non si accorge neanche di quanto è accaduto. 
8 febbraio 1941
Il convoglio raggiunge Tripoli alle 15.30.
14 febbraio 1941
Il Silvia Tripcovich e la piccola motonave frigorifera Amba Aradam lasciano Tripoli per Palermo alle 14, scortati dalla torpediniera Generale Antonio Chinotto.
16 febbraio 1941
Il convoglietto arriva a Palermo alle 9.

Il Silvia Tripcovich (a sinistra) in rada a Riposto in una foto scattata il 9 novembre 1932 (g.c. Rosario Sessa, via www.naviearmatori.net)

L'affondamento

Alle 19.30 del 21 febbraio 1941 il Silvia Tripcovich salpò da Trapani diretto a Tripoli, in convoglio con il piroscafo Sabbia e la scorta della vecchia torpediniera Generale Carlo Montanari. Alle 16.21 del 22, tuttavia, il convoglio venne avvistato, mentre procedeva su rotta 156° sorvolato da almeno un aereo, una ventina di miglia ad est di Suda, dal sommergibile britannico Ursula (tenente di vascello Alexander James Mackenzie), che manovrò per attaccare ed alle 17.08, nel punto 35°47' N e 11°13' E (o 35°47' N e 11°16' E; al largo delle secche di Kerkennah), lanciò tre siluri dalla distanza di 2300 metri. Una delle armi colpì il Sabbia, danneggiandolo (altre fonti citano erroneamente, come autore dell’attacco, del sommergibile Regent, che in realtà attaccò il piroscafo Menes, facente parte di un altro convoglio). La Montanari, dopo aver contrattaccato – a partire dalle 16.16 – con dieci bombe di profondità e forse danneggiato l'Ursula (che dopo il lancio si era immerso a 21 metri, e che alle 16.37, terminato il bombardamento, poté tornare a quota periscopica per osservare i risultati del lancio per poi immergersi di nuovo a 21 metri dopo aver visto il Sabbia in apparente affondamento), rimase sul posto a dare assistenza al piroscafo danneggiato, che poteva navigare a sei nodi, ma il Silvia Tripcovich (che secondo alcune fonti sarebbe stato a sua volta stato silurato e costretto a ridurre la velocità, ma ciò non risulta dal giornale di bordo dell'Ursula), preferì proseguire per contro proprio nella navigazione, allontanandosi da solo e senza scorta dal luogo del siluramento, alla massima velocità, in direzione di Tripoli, senza trasmettere alcuna comunicazione.
Mentre il pur danneggiato Sabbia riuscì infine a giungere a Tripoli scortato dalla Montanari, alle ore 13 del 24 febbraio, il Silvia Tripcovich non raggiunse mai la sua destinazione. Scomparve, come fu scritto nella storia ufficiale della battaglia dei convogli, “corpo e beni”, svanito nella notte senza lasciare traccia: solo a distanza di anni si sarebbe appreso cosa ne fosse stato. Sulle prime, nei giorni successivi, si pensò che il piroscafo si fosse rifugiato in Tunisia, territorio allora in mano alla Francia di Vichy asservita – ma non occupata, né alleata – all’Asse, ma il 1° marzo 1941 la Commissione Italiana d’Armistizio con la Francia dovette comunicare a Supermarina che le ricerche si erano concluse e che il Silvia Tripcovich non era in nessun porto della Tunisia. Si pensò che potesse aver urtato una mina.
 
Le cose erano andate diversamente. Alle 2.40 del 23 febbraio 1941 il sommergibile britannico Upright, al comando del tenente di vascello Edward Dudley Norman, era in pattugliamento nei pressi delle secche di Kerkennah, quando aveva avvistato, nel punto 34°23' N e 11°49' E, una nave mercantile oscurata che procedeva senza scorta, su rilevamento 355°, con rotta 175°. Il battello britannico aveva tentato di passare a proravia della nave sconosciuta, che aveva identificato correttamente come simile alla Fanny Brunner, ma questa aveva cambiato rotta assumendo ora rotta 200°, poi zigzagò per 150°. L'Upright, restando in superficie, era passato all’attacco, ed alle 2.53 aveva lanciato due siluri contro il piroscafo: il primo aveva mancato il bersaglio, passandogli a proravia, ma il secondo aveva colpito appena a poppavia del fumaiolo ed aveva causato una duplice esplosione, dopo la quale alte fiamme si erano levate nel cielo per oltre trenta metri e subito dopo avevano avvolto la nave per la sua intera lunghezza. Norman pensò che trasportasse carburante.
Alle 3.15, quando l’Upright si era ormai immerso, il piroscafo stava via via abbassandosi sull’acqua, continuando a bruciare. Poco dopo il sommergibile era emerso ed aveva diretto per sudest a tutta forza, per allontanarsi il prima possibile dal luogo dell’attacco. Era stato il primo di una lunghissima serie di affondamenti che i sommergibili della ottima classe “U” avrebbero ottenuto nel Mediterraneo: per questo e per l’affondamento dell’incrociatore leggero Armando Diaz, avvenuto nelle stesse acque tre giorni dopo, Edward Dudley Norman aveva ricevuto il Distinguished Service Order.
Non vi sono oggi dubbi sul fatto che la nave incontrata ed affondata dall'Upright fosse il Silvia Tripcovich. Il punto del suo estremo riposo, stando all’Upright, dovrebbe essere 34°33' N e 11°45' E, al largo dell’isola tunisina di Kuriat e circa 60 miglia a sudest di Sfax, nel golfo di Gabes.
Non vi furono superstiti.
 
Le vittime (*):
 
Antonio Ameglio, capo meccanico di seconda classe, da Incisa Scapaccino
Pietro Augusti, marinaio meccanico, da Adria
Umberto Barbone, marinaio cannoniere, da San Giovanni Teatino
Vincenzo Benincasa, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Virgilio Buzzi, secondo capo cannoniere, da Gironico
Rosario Camiolo, sergente furiere, da Giarre
Mario Cech, marinaio fuochista, da Barbana d'Istria
Oscar Cortano, tenente del Genio Navale, da Trieste
Salvatore Cosentino, marinaio cannoniere, da Catania
Ciro D'Alessio, marinaio, da Torre del Greco
Bruno Demitri, marinaio cannoniere, da Cittanova d'Istria
Vincenzo Di Luca, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Wladimiro Dimini, sottotenente C.R.E.M., da Ancona
Cesare Donnini, marinaio cannoniere, da Gussola
Giacomo Ettore, marinaio nocchiere, da Napoli
Stefano Fatutta, sottocapo fuochista, da Cherso
Agostino Ferrini, marinaio, da Cervia
Andrea Fiore, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Mario Fonda, marinaio furiere, da Pirano
Emilio Francolini, sottotenente C.R.E.M., da Busalla
Mario Grubissa, sottocapo furiere, da Pola
Vincenzo Lettieri, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Arturo Matracia, tenente del Genio Navale, da Palermo
Ciro Mennella, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Giuseppe Musul, secondo capo meccanico, da Valdarsa
Antonio Orlich, marinaio, da Cherso
Matteo Pezzulich, sottocapo fuochista, da Valdarsa
Nazzario Rosada, marinaio, da Venezia
Antonino Sanfilippo, sottocapo fuochista, da Palermo
Giuseppe Sgomba, sottocapo nocchiere, da Fianona
Domenico Sicignano, marinaio, da Sant'Antonio Abate
Teodoro Terracciano, sottocapo fuochista, da Ercolano
Giuseppe Testa, marinaio fuochista, da Afragola
Renato Valboa, sottocapo fuochista, da Napoli
Vincenzo Varco, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Lino Vidach, capo nocchiere di seconda classe, da Fianona
Lorenzo Visciano, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Fabio Salvatore Zappelli, sottotenente C.R.E.M., da Viareggio
Alessandro Zetta, marinaio segnalatore, da Monza
 
(*) Nominativi tratti dall'Albo dei caduti e dispersi della Marina Militare nella seconda guerra mondiale. Non sono ivi esplicitamente indicati come dispersi sul Silvia Tripcovich, bensì su una nave mercantile requisita, perduta il 22 febbraio 1941; in tale data - e nei giorni immediatamente precedenti e successivi - unica perdita fu appunto quella del Silvia Tripcovich, il che lascia dunque pochi dubbi sul fatto che questi uomini fossero imbarcati su quella nave. L'equipaggio del Silvia Tripcovich, come quelli di tutti i mercantili iscritti nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato dopo la requisizione, era stato militarizzato.

L'affondamento del Silvia Tripcovich nel giornale di bordo dell'Upright (da Uboat.net):

"0240 hours - In position 34°23'N, 11°49'E sighted a darkened unescorted merchant vessel bearing 355°, course 175°. While attempting to cross the bow the target altered course to 200° and later zigged to 150°. Started attack.
0253 hours - Fired two torpedoes. The first missed ahead and the second hit just abaft the funnel causing a double explosion after which the flames leapt to 100 feet and then spread the whole lenght of the ship.
0315 hours - HMS Upright was dived by now. The target could be seen settling in the water and still buring. Surfaced and proceeded to the South-East at full speed to clear the area."


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