giovedì 24 ottobre 2013

Alfredo

La motonave cisterna Alfredo, già Nino di Gallura, Poggioreale, Kilbride (g.c. Mauro Millefiorini). La singolare forma dello scafo era dovuta alla sua costruzione bellica (1918) come nave civetta: la “doppia prua” avrebbe dovuto ingannare gli U-Boote, impedendo loro di capire quale era la prua e quale la poppa. Un espediente che non servì a trarre in inganno gli aerosiluranti britannici.

Motonave cisterna di 654 tsl e 373 tsn, lunga 55,5 metri, larga 9,1 e pescante 4,9, con velocità di 13 nodi. Di proprietà della ditta Dani & C. di Genova, iscritta con matricola 1623 al Compartimento Marittimo di Genova, nominativo di chiamata IJKV.
 
Breve e parziale cronologia.
 
1918
Impostata nei cantieri Hall, Russell & Co. Ltd. di Aberdeen (Scozia) come cannoniera/pattugliatore/sloop Kilbride (numero di costruzione 637), per la Royal Navy.
21 agosto 1918
Varata nei cantieri Hall, Russell & Co. Ltd. di Aberdeen come cannoniera/pattugliatore/sloop Kilbride, per la Royal Navy.
Novembre 1918
Completata per la Royal Navy come HMS Kilbride, ‘Admiralty Number’ 4007. Caratteristiche originarie: lunghezza 51,94 metri, larghezza 9,17, pescaggio 4,88, dislocamento 895 tonnellate; propulsa da una macchina a vapore a triplice espansione Campbell & Isherwood di 1466 HP, velocità 13 nodi.
Si tratta di una cannoniera/sloop/nave da pattugliamento della classe ‘Kil’, navi scorta ausiliarie per la lotta antisommergibili la cui costruzione è stata decisa dalla Royal Navy a metà del 1917 (nell’ambito dell’"Emergency War Programme"), con l’intento di disporre di navi scorta dotate di maggior velocità, autonomia e tenuta del mare rispetto ai pescherecci requisiti e armati per la lotta antisommergibili. A partire dal luglio 1917 l’Ammiragliato britannico ha ordinato a sei cantieri navali del Regno Unito, specializzati nella costruzione di pescherecci oceanici (trawlers), un totale di 85 unità della nuova classe, inizialmente classificate “pescherecci antisom veloci” (fast trawlers) e poi, dal 18 gennaio 1918, “cannoniere da pattugliamento” (patrol gunboats). Nel novembre 1917 l’Ammiragliato ha approvato il finanziamento per la costruzione di 85 navi di questo tipo, disponendo che esse abbiano la priorità rispetto alla costruzione dei pescherecci antisom delle classi Strath, Castle e Mersey, un eguale numero dei quali viene per questo cancellato in modo da “fare spazio” nei cantieri designati (ad esempio, la costruzione di 16 ‘Castle’ ordinati ai cantieri Smith's Dock viene cancellata e rimpiazzata da un ordine per la costruzione di altrettante ‘Kil’). Nel marzo 1918 una revisione nelle priorità porterà alla cancellazione degli ordini relativi a 30 cannoniere classe ‘Kil’, mentre altre 54 verranno completate, sedici delle quali a guerra già finita. Tutte le navi della classe portano nomi di villaggi della Scozia e dell’Irlanda che iniziano con “Kil”.
Caratteristica delle cannoniere tipo ‘Kil’ è l’aspetto da “barchette di carta”, con doppia sovrastruttura della plancia, verso prua e verso poppa, un unico fumaiolo centrale e soprattutto una poppa che ha forma analoga alla prua, piuttosto spigolosa: scopo di questa bizzarra configurazione è di ingannare i sommergibilisti tedeschi, che dovrebbero faticare a distinguere la prua dalla poppa ed a determinare la rotta della nave da grande distanza. In aggiunta a ciò, molte vengono verniciate con colorazione mimetica “dazzle”; sono dotate di idrofono, di un cannone da 102 mm e di sei o più bombe di profondità. La costruzione di ciascuna nave richiede circa sei mesi.
Le cannoniere ‘Kil’ completate, parte delle quali attrezzate come dragamine, vengono tutte assegnate alla "Auxiliary Patrol". Parte di quelle ultimate dopo la fine delle ostilità vengono completate già senza armamento e vengono immediatamente poste in riserva e messe in vendita dall’Ammiragliato (sulla Sale List) perché ormai superflue, essendo venuta meno la minaccia subacquea tedesca.
Gennaio 1919
Durante il periodo di turbolenze politiche e sociali che attraversa tutta l’Europa subito dopo la fine della prima guerra mondiale, alimentato dalla disastrosa situazione socioeconomica dell’immediato dopoguerra e dalla diffusione delle idee comuniste, parte dell’equipaggio della Kilbride, mentre la nave si trova a Milford Haven, rifiuta di montare di guardia o prendere il mare lamentando la paga insufficiente, ed issa sulla nave la bandiera rossa. Otto uomini verranno in seguito processati da una corte marziale per “ammutinamento non violento” e condannati a due anni e 90 giorni di lavori forzati, seguiti dall’espulsione dalla Marina.
14 febbraio 1920
Radiata dai quadri della Royal Navy, radiata e venduta a privati; acquistata dagli armatori Robinson, Brown & Joplin, che la ribattezzano Scotsgap, trasformandola in nave mercantile, la dotano di illuminazione elettrica e la registrano a Newcastle, con nominativo di chiamata HGRT. Dai Lloyd’s Registers del 1920 risulterebbe di proprietà di B. Burletson, in gestione a Joplin & Hull; stazza lorda 638 tsl, netta 291 tsn.
Settembre 1922
Venduta a Johannes Ick. GmbH di Amburgo e ribattezzata Rebus. Stazza lorda 632 tsl, netta 265 tsn; porto di registrazione Amburgo, nominativo di chiamata RCSP.
Settembre 1925
Acquistata da V. Quargnali di Trieste (successivamente E. Milano & Co.) e ribattezzata Poggioreale. Registrata a Trieste, nominativo di chiamata PCWE.
1928
Acquistata dalla Società Anonima Ferrovie Settentrionali Sarde e ribattezzata Nino di Gallura. Porto di registrazione La Maddalena, stazza lorda 568 tsl, netta 243 tsn.
1932
Acquistata dalla ditta Dani & C. di Genova, che la trasforma in motonave, sostituendo la macchina a vapore con un motore diesel Sulzer. Porto di registrazione Genova, nominativo di chiamata PAJB, stazza lorda e netta 614 tsl e 354 tsn.
1934
Ribattezzata Alfredo.
22 maggio 1940
Requisita a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
28 giugno 1940
L’Alfredo, insieme a numerose altre unità (posamine Azio, rimorchiatore Sant’Andrea, motopeschereccio d’altura Adua, motovelieri e dragamine ausiliari Sant’Antonio, San Nicola di BariR 33 Fede e SpemeMinervaLa Vittoria e V 78 Nuovo Avvenire), viene fatto partire da Durazzo per andare in soccorso del trasporto truppe Paganini, incendiatosi ad una decina di miglia dal porto con a bordo quasi un migliaio tra soldati e membri dell’equipaggio. Sul posto sono già presenti la torpediniera Nicola Fabrizi, la cisterna militare Pagano ed il rimorchiatore Liscabianca, che hanno recuperato la maggior parte degli uomini a bordo. Prima di partire, le unità inviate da Durazzo imbarcano ufficiali medici ed infermieri della Regia Marina con il relativo materiale sanitario. L’Alfredo fa parte (con Adua, Nuovo Avvenire e San Nicola di Bari) del secondo gruppo fatto partire da Durazzo, qualche tempo dopo un primo gruppo composto da Azio, Sant’Antonio, Sant’Andrea, Fede e Speme, Minerva e La Vittoria; quando queste unità giungono sul luogo del disastro, non trovano più alcun naufrago, essendo tutti già stati recuperati dalle navi inviate in precedenza. Complessivamente vengono tratti in salvo 757 uomini, mentre i morti sono oltre duecento.
5 settembre 1942
L'operaio meccanico Angelo Sciano, da Monte Argentario, muore a bordo dell'Alfredo per esalazione.
24 settembre 1942
Viaggio da Patrasso a Taranto, via Prevesa, con la scorta del cacciatorpediniere Saetta.
25 settembre 1942
Ritorna a Taranto, via Prevesa, con la scorta della torpediniera Antares.
5 ottobre 1942
Viaggio da Taranto al Pireo, con la scorta della torpediniera Partenope.
15 ottobre 1942
Compie un viaggio da Prevesa a Taranto, con la scorta della torpediniera Castore.
18 ottobre 1942
Si trasferisce da Taranto al Pireo, e poi a Suda, sempre con la scorta della Castore.
23 ottobre 1942
L’Alfredo, al comando del padrone marittimo viareggino Enrico Rossi, salpa da Suda alle 18 diretta a Tobruk, con la scorta della torpediniera Perseo (tenente di vascello Saverio Marotta).
24 ottobre 1942
Dall’alba al tramonto il convoglietto fruisce della scorta aerea di uno Junkers Ju 88 tedesco.
25 ottobre 1942
Durante il giorno Alfredo e Perseo sono scortate da due Ju 88 tedeschi e da un idrovolante italiano CANT Z. 501 in funzione antisommergibili.
Le due navi subiscono ripetuti attacchi aerei: alle 8.48 (per altra fonte, all’alba), al largo di Sidi Abeida (16 miglia a nordest di Tobruk), sono attaccate da sette caccia pesanti che le sorvolano a volo radente, mitragliando dapprima la Perseo e poi l'Alfredo, per poi abbattere il CANT Z. 501. Ambedue le navi subiscono danni per effetto delle pallottole delle mitragliatrici britanniche, ma di entità non grave; l'Alfredo, colpita all’apparato motore ed al timone, rimane immobilizzata e viene presa a rimorchio dalla Perseo (che vi trasborda anche alcuni uomini per sostituire il personale di plancia, rimasto ucciso o ferito nell’attacco), ma dopo un quarto d’ora riesce a rimettere in moto. Sulla motocisterna rimane ucciso il comandante Rossi, mentre altri tre uomini sono feriti gravemente ed un quarto in modo più lieve; sulla Perseo rimangono feriti sei uomini (tra cui il direttore di macchina), due dei quali in modo grave. Uno dei feriti gravi dell'Alfredo, il marinaio Paolo Cossi, muore il giorno stesso.
Entrambe le navi raggiungono Tobruk alle 14.30.
10-11 novembre 1942
Viaggio da Iraklion (da dove parte alle 19.05 del 10) al Pireo, con la scorta della Castore.
5 dicembre 1942
Viaggio da Salonicco al Pireo, con la scorta della torpediniera Solferino.
6 gennaio 1943
Viaggio da Salonicco al Pireo, con la scorta della torpediniera Libra.
 
L’HMS Kilbride durante il servizio nella Royal Navy (National Museum of the US Navy)

L’affondamento
 
Nella serata del 19 gennaio 1943 l’Alfredo salpò da Pireo alla volta di Candia (Iraklion), carica di circa 600 tonnellate di benzina sfusa per la Luftwaffe. L’unica scorta era costituita da un aereo tedesco, che giunse sul suo cielo alle prime luci dell’alba del 20 gennaio.
Alle 11.15 del 20 gennaio l’equipaggio del velivolo germanico avvistò due aerosiluranti britannici Bristol Beaufort del 14th Squadron della Royal Air Force ("Navi mercantili perdute" parla erroneamente di velivoli B-26 “Marauder”), che, giunti a qualche chilometro dalla nave, si separarono: uno ingaggiò un combattimento con l’aereo di scorta alla nave, ed il secondo colpì l’Alfredo a prua con il suo siluro, provocando ingenti danni. Tutti i 14 uomini dell’equipaggio ebbero il tempo di abbandonare la nave su una scialuppa, e poco dopo, alle 11.25 (per altra fonte 11.45), l’Alfredo affondò in posizione 36°00’ N e 24°46’ E (tra Milo e Creta, a 45 miglia per 330° da Iraklion).
La lancia venne tenuta per alcune ore sotto la vigilanza di aerei della Luftwaffe, uno dei quali la rifornì lanciando in mare nei suoi pressi uno zatterone in gomma completamente attrezzato ed un sacco impermeabile con provviste, medicinali, razzi di segnalazione Very, pistola lanciarazzi e fumogeni; da Suda, intanto, erano stati inviati sul luogo dell’affondamento due MAS. Navigando a 18 nodi a dispetto del maltempo, i MAS raggiunsero la scialuppa alle 16.15 e presero a bordo i quattordici sopravvissuti, che trasportarono a Suda.

Nessun commento:

Posta un commento